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Manifesto politico 2022

Autonomia vuol dire coscienza della nostra forza e delle nostre debolezze; la prima per farci valere; le seconde per correggerle e superarle

Don Luigi Sturzo

Questa frase di Don Luigi Sturzo rappresenta, ad oltre cent’anni dall’appello “ai liberi e forti” che diede vita all’impegno ufficiale dei cattolici in politica, la vera cartina di tornasole di come avrebbe dovuto essere considerata l’autonomia siciliana da parte della classe dirigente che in questi decenni si è succeduta nell’occupazione degli scranni di Sala d’Ercole. Un’autonomia mirata all’esaltazione dei nostri punti di forza ma soprattutto al superamento dei nostri limiti atavici, portati in dote dall’Unità d’Italia e che hanno visto nel tempo come principali misure d’intervento l’erogazione più o meno costante di sussidi, privi però di una programmazione a supporto. Una pioggia di risorse, numeri alla mano, a cui è mancata però un’adeguata visione di prospettiva; impegni economici erogati più per “scarico di coscienza” che per una vera intenzione di rilancio del Meridione e della Sicilia in particolare; ad aggravare il tutto questa sorta di “depotenziamento di fatto” dell’ampia autonomia riconosciuta dallo Statuto Siciliano, legge di rango costituzionale, mai del tutto fatta valere nelle opportune sedi.

Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro.

Dag Hjalmar Agné Carl HammarskjoldScrittore ed economista svedese

La grande forza di questa citazione sta tutta nella responsabilità, più che nella possibilità che abbiamo per essere protagonisti delle nostre scelte, di riempire cioè la cornice del nostro destino con le azioni che ogni giorno mettiamo in campo. Il quadro politico che stiamo vivendo in questo periodo storico è complesso e mette in luce tutti i limiti degli equilibri mondiali ma anche le nostre debolezze democratiche, istituzionali, socioeconomiche, energetiche e soprattutto culturali. La cosa più drammatica e che più colpisce è il paradosso che viviamo ogni giorno tra la nostra tradizione culturale e le sfide della globalizzazione. In tal senso è emblematica la vera e propria cultura dei “no” agli investimenti, alle innovazioni e in generale ad ogni intervento positivamente “traumatico” per la società che i cittadini stanno subendo sulla loro pelle. Un trauma certamente positivo se non addirittura opportuno, destinato cioè a provocare un forte shock culturale ed economico, volto a ridare stimoli e incentivi alle popolazioni purtroppo abituate al lassismo e all’inerzia, atteggiamenti nefasti sostenuti con forza da minoranze autodefinitesi “elite culturali” privilegiate. Tali pseudo elite pretendono di indirizzare la vita culturale, economica e sociale del territorio basandosi esclusivamente su scelte ideologiche e preconcetti dogmatici, in cui l’attenzione generica verso “il mondo”, a fini esclusivamente propagandistici, oscura invece quella più immediatamente necessaria verso la comunità. È evidente che la politica deve essere qualcosa di diverso rispetto a questo, anche perché ha il compito di affrontare concretamente e risolvere i nodi più intricati, ragionando non sui massimi sistemi ma sulle necessità reali; basti pensare ad esempio alla mancata riforma delle province, del personale, dei consorzi di bonifica, al precariato.

Chi non applica nuovi rimedi dev'essere pronto a nuovi mali; perché il tempo è il più grande degli innovatori

Francesco Bacone

L’aforisma di Francesco Bacone diventa in questo contesto quanto mai attuale: è chiaro che gli strumenti legislativi a disposizione oggi non sono più sufficienti per risolvere problemi nuovi, nati da oggettive condizioni di difficoltà imprevedibili, basti pensare alla pandemia e al post-pandemia, alla guerra in Ucraina e alla conseguente crisi energetica ma, prima ancora, alla crisi economica e alla transizione ecologica. Trincerarsi dietro a frasi di circostanza e al “più di così la normativa non ci consente di fare” ricalca un atteggiamento pavido e alieno rispetto alle necessità vissute ogni giorno dai cittadini, perché il compito della classe dirigente è proprio quello di modificare, adattare e se è il caso creare gli strumenti legislativi seguendo le reali esigenze del Paese, non mascherare l’incapacità o peggio la negligenza dietro l’apparente inamovibilità delle norme.

Il coraggio di prendere decisioni apparentemente impopolari e difficili, come quelle legate al sostegno delle imprese industriali e manifatturiere siciliane, ma anche il coraggio di avviare un nuovo modo per risolvere le questioni croniche della Sicilia, basti pensare al tardivo avvio della gara per i termoutilizzatori nonostante le nostre ripetute sollecitazioni e proposte di collaborazione o alla gestione delle acque, con l’attività dei consorzi di bonifica bloccata da un commissariamento perenne e una legge, di cui sono relatore, volontariamente insabbiata in commissione. Tuttavia, oggi non è più il tempo delle recriminazioni. La nuova classe dirigente siciliana dovrà pensare in grande e ad ampi o raggio, immaginando la Sicilia non più come la terra delle lamentele e dei sussidi, ma come un centro operativo nevralgico del Mediterraneo, un vero e proprio Hub energetico, sociale ed economico. La Sicilia e Siracusa in particolare sono la via d’accesso all’Europa per tutto il sud del mondo che oggi, è bene ricordarlo, in certi casi viaggia con ritmi di crescita del PIL a doppia cifra; questo significa che l’Isola è interlocutore naturale dei nuovi grandi gruppi di investimento asiatici e africani, un asset strategico di collegamento con il nord Europa. L’unico errore da non ripetere più è lavorare affinché questo naturale processo venga ostacolato o peggio interrotto da una classe politica inadeguata. È “coraggio” la parola d’ordine che è mancata, al netto della pandemia, in questi ultimi cinque anni di legislatura. Si tratta della stessa parola che, quando cominciammo questa avventura, nel 2017, decidemmo di rendere il nostro modus operandi. Non sappiamo se ci siamo riusciti al 100%, ma quello che sappiamo con certezza è che l’impegno in questo senso è stato davvero il massimo possibile.

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