Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, lo strumento principe messo in campo dall’UE per uscire dalla crisi pandemica, è dunque un’occasione troppo importante, un “treno” che non possiamo in alcun modo permetterci di perdere.
I recenti episodi di clamorose bocciature di progetti legati a diversi bandi del PNRR non può che mettere in evidenza, qualora ce ne fosse ancora il bisogno, la necessità di potenziare le risorse progettuali della Regione, investendo su tecnici di livello e valorizzando quelli già presenti in organico e magari adibiti ad altre, nonché meno fruttuose, mansioni.
Ma gli interventi sul PNRR non devono soltanto partire dal “basso”: la Sicilia ha il dovere, attraverso la propria rappresentanza istituzionale, di indirizzare i bandi a livello romano e persino a Bruxelles, puntando ad esempio sugli investimenti per una giusta ed equa transizione ecologica delle imprese del polo petrolchimico. La questione, come noto, è ben precedente alle ultime crisi e riguarda l’intenzione manifestata dai ministeri competenti di abbandonare le imprese in questa delicata fase, mettendo a rischio gli investimenti ma soprattutto la stessa permanenza nel territorio degli stabilimenti, causando un potenziale rischio socio-economico e occupazionale altissimo.
Ma oltre al PNRR, restano a disposizione della Sicilia le risorse legate agli altri bandi europei destinati alle regioni svantaggiate, come ad esempio il FESR e il Fondo di Sviluppo e Coesione. L’obiettivo in questo caso è quello di ottimizzare al meglio i bandi, riuscendo così a distribuire tutte le risorse disponibili alle aziende dell’Isola, supportandole in una vera ripartenza.