Il ritardo nell’attivazione delle Zes e il boicottaggio degli investimenti prima della pandemia, nonché il mancato inserimento del settore petrolifero nei piani di transizione energetica del PNRR poi, hanno contribuito, nonostante i nostri numerosi interventi sollecitati anche attraverso le associazioni sindacali e Confindustria, a creare una vera e propria polveriera sociale nel polo petrolchimico di Siracusa.
Eppure, sarebbe bastato poco per limitare i danni e anzi dare spazio ad una politica di sviluppo sostenibile, ad esempio considerando le aziende che lavorano il petrolio meritevoli di attenzione, sia per il livello occupazionale garantito sia per l’impegno, certificato da enti terzi, profuso nell’abbattimento delle emissioni inquinanti negli ultimi anni. Definire la data di cessazione della produzione di auto a combustione interna tra poco più di 10 anni, ad esempio, senza pensare ad un processo adeguato di sostegno alla conversione, significa lasciare un territorio letteralmente in balia di sé stesso.
La crisi Russo-Ucraina ha poi offerto il fianco per il colpo di grazia definitivo ad una delle principali aziende del territorio, Isab-Lukoil, mai oggetto di sanzioni ma prima boicottata dai fornitori e adesso a rischio per l’esercizio delle proprie attività, visto il prossimo embargo del petrolio russo via mare a cui l’Italia ha espresso intenzione di aderire, sancendo di fatto la concreta possibilità di chiusura definitiva dell’azienda. Un’evenienza che alcuni, in maniera incosciente, quasi auspicano, dimenticando però le circa dieci mila persone del territorio, tra diretto e indotto, che resterebbero immediatamente senza un lavoro.
È necessario dunque avviare una transizione energetica seria e sostenibile, partendo dal confronto con le aziende e le parti sociali; si deve inoltre lavorare all’esclusione dall’embargo sul petrolio russo per Lukoil o, in alternativa, il Governo deve farsi garante per l’acquisto di greggio da altre fonti, in modo da tutelare l’attività produttiva e quindi il livello occupazionale del territorio. La produzione industriale deve dunque essere sostenuta e valorizzata, accompagnandola verso il necessario rinnovamento tecnologico e i conseguenti investimenti necessari.